Tutto questo a poco a poco divenne un sogno non più raggiungibile, solo ufficio
conti, conti che non quadravo mai, scartoffie da tutte le parti.
In seguito a utili consigli, Istallai un sistema contabile computerizzato.
Questo mi portò ad alleggerire la mia pressione mentale, dandomi la possibilità di godere
di qualche ora all’aria aperta,ad osservare i mie fiori e appena mi era possibile, dedicarmi
anche al mio hobby preferito (la pittura)


Al mattino ci alzavamo presto, mio marito partiva per primo, io rigovernavo di corsa, prendevo Il mio piccolo in un cestino, e lo portavo dalla nonna fino a tarda sera, quando cessavamo il nostro lavoro.
E questo continuava con la filastrocca di tutti i giorni. Un attività commerciale molto difficile, nel settore del motociclismo, clientela sempre più esigente, anche nei momenti più stressanti della giornata, bisognava scherzare, ascoltare, ridere.
Gli argomenti dominanti erano le corse, i campionati, i nuovi modelli, tutti argomenti lontani dalla mia indole. Il mio desiderio era di vivere all’aria aperta, passeggiate nei boschi, apprezzare la natura, fare delle belle nuotate e prendere tanto sole.

Restammo soli io mio padre a dover percorrere quella grande strada che si chiama camino
della vita e che cominciava a diventare stretta e tortuosa.
I sogni di una adolescente cominciavano a svanire, mi dovevo assumere la conseguenze della
perdita di una mamma, dover rinunciare anche se pochi ai miei momenti di svago, alle mie
amicizie, dovetti assumermi la responsabilità di accudire mio padre, già di età avanzata , badare
alla conduzione della mia casa.
Fin che un giorno incontrai quasi per caso un grandissimo uomo Silvano , pieno di bontà e di valori umani, questo uomo divenne in seguito mio marito.
A distanza di poco più di un anno nacque Gianluca il mio primo figlio ,una gioia immensa, tutto
un programma del futuro avevamo costruito insieme la nostra famiglia, e naturalmente da qui cominciarono anche tanti sacrifici.
Io dovetti licenziarmi dal mio impiego, per seguire mio marito nella sua attività lavorativa, in più dover accudire al mio piccolino

Da quel giorno davanti a me si aprì una grande strada tutta in salita e tutta da scoprire.
Pian piano i giorni passano, cresco, gioco, vado a scuola, mi costruisco le mie amicizie
a cui posso confidare i mie piccoli segreti. A fatica cerco di mantenermi agli studi, perché la
possibilità economica dei miei genitori era poca, lavoravano tanto, ma gli introiti erano scarsi.
Non parliamo poi di abbigliamento, tutto di riciclo, ma ero felice nella mia famiglia regnava una bellissima armonia.
Ma purtroppo ben presto le cose cambiarono, la mia mamma si ammalò gravemente, io dovetti
smettere di studiare, e cominciai a darmi da fare in cerca di lavoro.
Fui assunta in uno stabilimento in un ufficio contabile, dove di giorno lavoravo e la notte la tra-scorrevo in ospedale ad assistere la mia mamma. Finche dopo tante sofferenze se ne andò
lasciandomi ancora piccola con tanto bisogno di lei.

All’alba di una fresca mattina di un po’d’ anni fa, sul comignolo di una piccola casetta
di campagna si posò una cicogna, lasciando cadere dal suo lungo becco un cestino contenente
una piccola bambina, quella piccola bambina ero io (vittoria)