Si arriva a coltivare in noi stessi un egoismo, impadronendoci di tutto quello che ci circonda, di quello che si sta costruendo, sempre progetti per il futuro .
Stiamo percorrendo una grande strada tutta nostra .Ci si aggrappa, non ci si volta mai indietro, è troppo bella, si provano sensazioni fortissime , le gioie che ci riempiono di tutto, anche se in fondo qualche piccolo vuoto rimane sempre, perchè hai perso chi ti ha voluto inserire in questo mondo.
Ed ecco improvvisamente che ti appare un’ombra che non vuoi vedere, un brivido che non vuoi sentire, i giorni non passano più, le notti interminabili, stai aspettando qualcosa che non arriva
mai, non ti rendi più conto di dove sei , di cosa fai.
Non vuoi accettare , non ti rassegni, ma sei costretta ad aprire la porta ad un mostro, che non sai descrivere, ma che con una ventata si porta via la persona più vicina a te, e che più nessuno ti può ridare, ti rimane un buco nero che in tutti i modi cerchi di colmare, ma in qualsiasi momento del giorno si apre e diventa sempre più scuro.

Quando tutto procedeva come al solito, inaspettatamente una sorpresa
una grande sorpresa, l’arrivo di Sandro il mio secondo figlio.
In quei momenti la gioia di diventare ancora mamma non si può descrivere, diventa grande, grande come il modo intero.
Qualsiasi interesse della mia vita passa in secondo piano, tutto l’amore e l’attenzione possibile si riversa su di loro “ i miei figli e mio marito.”
Faccio affiorare nella mia mente il ricordo dei miei genitori, il creare una sana famiglia.
A quel punto divento orgogliosa, orgogliosa di me stessa, mi considero la donna più felice del mondo, mi sono creata anch’io una grande famiglia.
La mia mente non è più libera per me stessa, ma deve organizzarsi per programmare, tutto deve proseguire nel migliore dei modi, l’educazione dei figli affrontare gli imprevisti , le malattie, il trasmettere quei valori della vita che Dio ci ha insegnato.


Tutto questo a poco a poco divenne un sogno non più raggiungibile, solo ufficio
conti, conti che non quadravo mai, scartoffie da tutte le parti.
In seguito a utili consigli, Istallai un sistema contabile computerizzato.
Questo mi portò ad alleggerire la mia pressione mentale, dandomi la possibilità di godere
di qualche ora all’aria aperta,ad osservare i mie fiori e appena mi era possibile, dedicarmi
anche al mio hobby preferito (la pittura)


Al mattino ci alzavamo presto, mio marito partiva per primo, io rigovernavo di corsa, prendevo Il mio piccolo in un cestino, e lo portavo dalla nonna fino a tarda sera, quando cessavamo il nostro lavoro.
E questo continuava con la filastrocca di tutti i giorni. Un attività commerciale molto difficile, nel settore del motociclismo, clientela sempre più esigente, anche nei momenti più stressanti della giornata, bisognava scherzare, ascoltare, ridere.
Gli argomenti dominanti erano le corse, i campionati, i nuovi modelli, tutti argomenti lontani dalla mia indole. Il mio desiderio era di vivere all’aria aperta, passeggiate nei boschi, apprezzare la natura, fare delle belle nuotate e prendere tanto sole.

Restammo soli io mio padre a dover percorrere quella grande strada che si chiama camino
della vita e che cominciava a diventare stretta e tortuosa.
I sogni di una adolescente cominciavano a svanire, mi dovevo assumere la conseguenze della
perdita di una mamma, dover rinunciare anche se pochi ai miei momenti di svago, alle mie
amicizie, dovetti assumermi la responsabilità di accudire mio padre, già di età avanzata , badare
alla conduzione della mia casa.
Fin che un giorno incontrai quasi per caso un grandissimo uomo Silvano , pieno di bontà e di valori umani, questo uomo divenne in seguito mio marito.
A distanza di poco più di un anno nacque Gianluca il mio primo figlio ,una gioia immensa, tutto
un programma del futuro avevamo costruito insieme la nostra famiglia, e naturalmente da qui cominciarono anche tanti sacrifici.
Io dovetti licenziarmi dal mio impiego, per seguire mio marito nella sua attività lavorativa, in più dover accudire al mio piccolino

Da quel giorno davanti a me si aprì una grande strada tutta in salita e tutta da scoprire.
Pian piano i giorni passano, cresco, gioco, vado a scuola, mi costruisco le mie amicizie
a cui posso confidare i mie piccoli segreti. A fatica cerco di mantenermi agli studi, perché la
possibilità economica dei miei genitori era poca, lavoravano tanto, ma gli introiti erano scarsi.
Non parliamo poi di abbigliamento, tutto di riciclo, ma ero felice nella mia famiglia regnava una bellissima armonia.
Ma purtroppo ben presto le cose cambiarono, la mia mamma si ammalò gravemente, io dovetti
smettere di studiare, e cominciai a darmi da fare in cerca di lavoro.
Fui assunta in uno stabilimento in un ufficio contabile, dove di giorno lavoravo e la notte la tra-scorrevo in ospedale ad assistere la mia mamma. Finche dopo tante sofferenze se ne andò
lasciandomi ancora piccola con tanto bisogno di lei.

All’alba di una fresca mattina di un po’d’ anni fa, sul comignolo di una piccola casetta
di campagna si posò una cicogna, lasciando cadere dal suo lungo becco un cestino contenente
una piccola bambina, quella piccola bambina ero io (vittoria)